Ultimo aggiornamento: 23.01.21

 

Uno degli strumenti che ha aiutato il genere umano a scoprire nuove terre ed esplorare il pianeta, ovvero la bussola, ha subito diversi cambiamenti nel corso degli anni.

 

Al giorno d’oggi è difficile immaginare una persona impegnata nell’utilizzo di una bussola per trovare la giusta direzione. Lo sviluppo tecnologico moderno ha portato una serie di innovazioni straordinarie come il navigatore GPS che da strumento usato in campo militare è arrivato alla portata di tutti. Ormai basta aprire Google Maps sul proprio smartphone e inserire un indirizzo o luogo di interesse per venire guidati sulla mappa virtuale e da istruzioni vocali, senza dover fare alcuno sforzo se non quello di controllare di aver preso la direzione giusta.

La tecnologia ci facilita la vita, ma d’altra parte rende tutto più comodo, al punto che alcune capacità innate dell’uomo si stanno lentamente perdendo. Il senso dell’orientamento ormai non è più così importante e viene poco sviluppato nelle nuove generazioni arrivate in un mondo tecnologicamente avanzato.

La bussola quindi sembra ormai uno strumento obsoleto, sebbene l’orienteering sia ancora una disciplina abbastanza gettonata, specialmente dagli amanti delle escursioni. Il fascino di trovarsi in un luogo naturale e dover ritrovare la strada seguendo la bussola, la posizione del sole o magari le stelle esercita un grande fascino, d’altronde l’essere umano ama le sfide e ricava soddisfazione ogni volta che riesce in qualche modo a superare le avversità.

Se i navigatori GPS ci prendono per mano come degli affettuosi genitori digitali, la bussola prevede la nostra totale partecipazione in quanto ci fornisce solo una semplice indicazione: dov’è il nord. A livello professionale la bussola è ancora utilizzata, specialmente nel campo navale e in quello geologico, questo strumento ha una storia con radici molto profonde che risalgono all’antica Cina, sebbene le sue origini siano ancora oggetto di dibattito tra gli storici.

Tra la Cina e l’Italia

Chi ha inventato la bussola? Una domanda alla quale non è facile rispondere e sulla quale sono state elaborate diverse teorie. La più comune ne attribuisce l’invenzione ai marinai della Repubblica Marinara di Amalfi nel tredicesimo secolo per potersi orientare al meglio in mare aperto. Prima della bussola per l’orientamento in mare venivano consultate le stelle, con ottimi risultati, ottenuti soprattutto dalle antiche popolazioni più legate alla navigazione come i Vichinghi che, secondo alcuni studi archeologici recenti, sono arrivati fino in America secoli prima di Cristoforo Colombo.

Le bussole antiche consistevano in un ago messo su un perno e lasciato galleggiare nell’acqua in modo che puntasse il nord. Gli italiani hanno quindi il merito di aver ‘inventato’ la bussola così come la conosciamo, con i punti cardinali e il compasso. In realtà però la prima bussola è stata creata dai cinesi, ma per scopi ben diversi dalla navigazione. Sembra infatti che fosse usata per la costruzione degli edifici con un certo criterio e solo in seguito adoperata come strumento geografico.

È probabile che le prime forme della bussola siano arrivate in Italia attraverso il commercio sulla Via della Seta, quello navale o a causa delle Crociere. Bisogna anche tenere conto del viaggio di Marco Polo in oriente dal quale il famoso avventuriero e mercante veneto può aver portato in Italia diverse tecnologie dell’epoca. La bussola cinese ovviamente ha un aspetto molto diverso da quello che conosciamo e per arrivare a quello moderno sono dovuti passare diversi secoli.

 

La figura di Flavio Gioia

Ancora non si sa se si tratta di un personaggio davvero esistito oppure una semplice rappresentazione, Flavio Gioia è il nome collegato alla bussola e quello che ha fatto attribuire l’invenzione dello strumento moderno agli italiani. Non è difficile comunque credere che i nostri antenati dell’epoca avessero perfezionato i sistemi di navigazione, d’altronde l’Italia nel dodicesimo e tredicesimo secolo aveva una florida attività di commercio marittimo.

Nella fattispecie il nostro Flavio Gioia era un cittadino della Repubblica di Amalfi durante il 1300 ed avrebbe perfezionato la bussola seguendo il modello portato in Italia proprio da Marco Polo. In realtà fonti recenti hanno provato che Flavio Gioia non è mai esistito e che fosse una leggenda creata dall’umanista Flavio Biondo.

Bisogna pensare che all’epoca l’informazione scritta passava dagli occhi di pochi e spesso i testi degli umanisti erano scritti in latino, quindi dedicati ai rari eruditi in grado di leggerli. La traduzione del testo che attribuisce l’invenzione della bussola a tale Flavio Gioia in realtà contiene un’imprecisione che cambia la parola ‘inventata’ con ‘tramandata’ (traditur). Esistito o meno, sta di fatto che la bussola da quel momento in poi è diventata uno strumento indispensabile per la navigazione e in seguito anche per l’orientamento.

Come funziona la bussola

La bussola più venduta e più comune si presenta con un quadrante circolare, sul quale si trovano due frecce, una magnetica e l’altra usata per l’orientamento. La freccia magnetica indicherà sempre il nord magnetico, ovvero quello in direzione del campo magnetico che nel corso degli anni si è continuato a spostare dall’asse terrestre (l’ultimo spostamento è stato verificato all’inizio del 2021).

Per questo motivo trovare il nord ‘vero’ prevede un piccolo calcolo che serve per correggere la declinazione aiutandosi con una mappa. La mappa è molto importante, in quanto con la bussola potrete tracciare la direzione da un punto all’altro, sempre tenendo presente il nord. Ci sono molti corsi di orienteering rivolti a chi vuole imparare, ultimamente stanno avendo molto successo visto il crescente interesse per le avventure ‘outdoor’ spesso alimentato da diverse trasmissioni televisive.

 

 

 

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