Ultimo aggiornamento: 07.03.21

 

Le sfide autoimposte dagli appassionati di kayak sono mozzafiato e richiedono grande preparazione e forza di volontà.

 

Il kayak è uno strumento affascinante, un’imbarcazione utilizzata dai popoli che vivono nelle zone artiche per cacciare, pescare e muoversi velocemente nelle fredde acque dei poli. Il kayak è oggi utilizzato anche in zone decisamente più miti grazie alla sua particolare conformazione avvolgente che lo rende un’estensione del proprio corpo, una forma affusolata e stretta per una migliore manovrabilità e la possibilità di ritornare in posizione facilmente anche qualora si ribaltasse.

Sebbene si tratti di un’imbarcazione molto comune tra gli sportivi non è solo per professionisti o appassionati, anche un semplice amatore può divertirsi a navigare un fiume non troppo impetuoso o pagaiare in riva al mare per godersi una calda giornata estiva, non lasciatevi quindi intimorire troppo dall’imbarcazione che si rivela invece molto divertente e in grado di tenere il corpo in forma.

Lo sa bene chi ha compiuto imprese straordinarie a bordo di un kayak e in giro per il mondo vi sono tanti appassionati che hanno deciso di effettuare traversate notevoli contando solo sulla forza di volontà e delle proprie braccia.

 

Traversata di Hicks e Bullard

Holly Hicks, avventuriero che detiene molti record mondiale e atleta di alto livello ha compiuto imprese in giro per il mondo e realizzato due documentari sui suoi viaggi oceanici. Insieme a George Bullard, altro esploratore di fama mondiale, che ha coperto più di 2.000 miglia a piedi nelle zone polari, ha intrapreso un’avventura degna di nota: la traversata dalla Groenlandia alla Scozia in kayak.

Il progetto nasce dal desiderio di ripercorrere le gesta degli Inuit della Scozia del nord, pagaiando quindi tra gli iceberg che si stagliano nel nord del pianeta. Il punto di partenza è stato la costa orientale della Groenlandia, passando per l’Islanda, le isole Faroe, poi dirigendosi verso la Scozia, passando per l’isola di North Rona e poi verso il punto di arrivo, Durness in Scozia.

Dalla Groenlandia all’Islanda il viaggio è durato circa 42 ore senza brutte sorprese, le cose sono però cambiate quando si sono diretti alle isole Faroe, dove i due avventurieri sono stati sorpresi da tempeste e maltempo. Lo stress mentale e fisico ha portato i due ad avere allucinazioni, costretti in mare con fonti di cibo limitate e come unica arma l’istinto di sopravvivenza. Con molta fatica hanno poi raggiunto le coste della Scozia, realizzando un’impresa titanica che sarà ricordata come una vera e propria avventura estrema.

 

 

Da Palermo a Roma

La traversata eseguita da un professore di economia aziendale di Palermo, Vincenzo Varia, ha dell’incredibile. Partendo il 19 luglio 2016 da Palermo ha impiegato ben 30 giorni di navigazione in kayak, per raggiungere Roma. L’impresa è stata realizzata dall’uomo in occasione del Giubileo, spinto da una profonda ammirazione per Papa Francesco, tuttavia non è stata una decisione dell’ultimo minuto ma un’avventura ragionata.

Ha dovuto scegliere il miglior kayak, allenarsi nonostante fosse un vogatore esperto e preparare tutto l’occorrente per la sopravvivenza in mare come vestiario, sacco a pelo, dotazioni di sicurezza che hanno un notevole peso e incidono in maniera importante sulle prestazioni di vogata. L’uomo ammette di essere stato molto fortunato perché ha incontrato condizioni meteo favorevoli, un grande sollievo per gli avventurieri che decidono di pagaiare in mare aperto. Attraversando 1.000 chilometri in mare ha poi risalito il Tevere e ha raggiunto la sua meta.

 

Dal Giappone all’Alaska

Il viaggio, a ragion veduta, è considerato uno dei più entusiasmanti per quanto riguarda il kayak in mare aperto. La spedizione è stata effettuata nel 2000 dall’avventuriero Jon Turk ed è il risultato della scoperta dell’uomo di Kennewick, uno scheletro trovato a Washington negli Stati Uniti, dall’aspetto caucasico, portando quindi gli antropologi a pensare che si tratti di uno dei coloni giapponesi dell’epoca Jomon che ha potuto compiere l’impresa ben 9.000 anni fa.

Per provare che tale viaggio fosse possibile Jon Turk ha dato il via a questo incredibile viaggio di 3.000 chilometri partendo dall’isola giapponese di Hokkaido e passando per isole Kurili, risalendo lungo i confini orientali della Russia e lo stretto di Bering fino ad approdare in Alaska. Il tutto per la durata di cinque mesi con temperature che scendevano anche a -20° centigradi e condizioni meteo terrificanti con vento a 50 nodi. L’impresa è però riuscita e Jon Turk è ora considerato uno dei più grandi avventurieri del mondo intero.

 

Attraversamento dell’Atlantico

Sebbene non siano pochi ad aver tentato tale traversata, quella di Hannes Lindeman ha ricevuto il maggior consenso da parte della comunità. Il tedesco, nel 1956, affrontò un viaggio in mare di 72 giorni, dal 20 ottobre al 30 dicembre dello stesso anno, partendo da Las Palmas nelle Canarie fino a Saint Martin, isola nel mar dei Caraibi, utilizzando un kayak Klepper, il Liberia III. La dieta di Lindemann durante il viaggio era costituita da latte liofilizzato, acqua piovana e qualsiasi pesce riuscisse a pescare.

Ha sofferto di atrofia alle gambe, infezioni dovute all’alternanza di condizioni di umidità e ambiente secco e privazione del sonno, il che ha reso il viaggio un vero e proprio incubo. Nei suoi racconti afferma che a tenerlo in vita è stata principalmente la sua forza di volontà e un mantra che recitava costantemente: “vai verso occidente, non mollare. Ce la farò”. Avere nervi saldi ed essere testardo gli ha permesso di sopravvivere e compiere un’impresa che è divenuta un vero e proprio punto di riferimento per i decenni a venire.

 

 

Circumnavigazione dell’Australia

Compiuta da Paul Caffyn nel 1981, la circumnavigazione dell’Australia non è stata la prima impresa dell’uomo che aveva già realizzato il giro dell’Islanda, del Giappone e della Nuova Zelanda ma quella dell’intero continente è entrata negli annali per la durata di 360 giorni e ben 9.420 miglia percorse. Partito da Queenscliff vicino Melbourne, Caffyn ha dovuto affrontare squali, cicloni tropicali, coccodrilli, serpenti marini e le temibili onde australiane.

Spesso ha dovuto pagaiare per 30 ore consecutive e i quattro mesi passati sulla costa nord del continente li ha dovuti affrontare completamente da solo senza supporto dalla terraferma né dal mare. A differenza di altre imprese ha potuto attraccare in alcune situazioni a causa della lunghezza del viaggio, tuttavia non ha mai mollato ed è riuscito a realizzare una grandiosa impresa.

 

 

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