Ingegnarsi e riciclarsi ai tempi della pandemia

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

“Le rose non piovono mai: quando vogliamo avere più rose, dobbiamo piantare più rose.” – George Eliot

 

Conosco un amico di un amico che… Nel lontano 2019 faceva la guida escursionistica e adesso si è ritrovato con l’ago e il filo in mano a cucire portafogli di pelle.

 

La pandemia si sa, ce la porteremo marchiata a vita nei ricordi e negli atteggiamenti inconsci. Come le nonne che hanno fatto la fame durante la guerra e ti vedevano sempre un po’ sciupatello anche se avevi appena chiesto alla cintura di concederti una taglia in più.

Non è ben chiaro perché su alcune aggregazioni si sia chiuso un occhio e per altre no, e così certe categorie hanno sofferto più di altre gli effetti del freno alla socializzazione. Tra questi, oltre ai ben noti operatori dello spettacolo ci sono anche le guide. Una guida è una persona che per lavoro spiega quanto è bello il l’angolo di mondo in cui vivono e che hai scelto di visitare da ozioso turista. Bei tempi, vero? Quando si poteva ancora fare i turisti. Oziosi.

 

La storia dell’amico, di un amico

Appassionato di natura e in particolare del proprio territorio alle pendici del vulcano più attivo d’Europa, l’Etna, l’amico, che chiameremo Tony per proteggere la sua privacy, era diventato guida AIGAE nell’estate del 2013. L’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche forma profili professionali in grado di offrire un’assistenza completa al turista che vuole vivere un’esperienza unica a contatto con il territorio locale.

Le guide sono in grado di accompagnarti alla scoperta di sentieri e paesaggi mozzafiato, un grosso affare dato che viviamo in una nazione in cui se ne trovano a bizzeffe. Tendono a specializzarsi sullo stesso territorio di appartenenza, quindi sono in grado di accompagnare il turista per mano alla scoperta di tipicità locali difficilmente accessibili a chi vi si avvicina per la prima volta.

Vivere da vicino la natura selvaggia ha una certa presa sugli animi di questi professionisti. Ben lungi dal sentirsi degli impiegati assunti da Madre Natura, plasmano vita e passioni sulla sua scia delle innumerevoli sfaccettature che questo tipo di lavoro può dischiudere. Almeno, fin tanto che una pandemia di proporzioni planetarie non imponga un drastico stop ai movimenti, inclusi quelli al di fuori della propria abitazione.

 

Le passioni collaterali

A differenza dei colleghi viveur, le guide turistiche, specialisti di consigli sui migliori localini in cui fare l’aperitivo, le guide escursionistiche ambientali hanno una passione indefessa verso la vita all’aperto. La deriva che spesso incontrano è il bushcraft.

Il bushcraft è secondo Wikipedia: “un insieme di conoscenze e tecniche atte a vivere in un ambiente naturale, sfruttandone le risorse per soddisfare i bisogni primari quali cibo e rifugio”. Insomma una tecnica di sopravvivenza in condizioni estreme e in condizioni di assoluta privazione di qualsiasi tecnologia. Provate a fare un giro in rete. YouTube pullula di video che ritraggono impavidi soggetti che, armati di soli calzoni corti, sono in grado di allestire un accampamento dotato di forno e acqua calda nel bel mezzo della foresta individuando tra i sassi gli attrezzi utili allo scopo.

A dire il vero, questi incalliti appassionati danno poi origine a un ricco commercio di attrezzature indispensabili che, con buona pace della selce scheggiata di cui il buon caro Australopiteco era maestro, hanno un discreto mercato e vedono l’uso abbondante di materiali tecnici altamente sofisticati.

Così era capitato anche a Tony di aver riempito casa di asce e seghe e coltelli a doppia lama e coltelli a lama singola e acciaini e pietre e cote, che sono finiti tutti su eBay verso la fine di aprile del 2020 col protrarsi della pandemia. Qualcosa però era rimasto in fondo ai cassetti svuotati dalle lame.

Scampoli di vera pelle

Per trasportare in montagna le lame, oltre al porto d’armi come vorrebbe la legge anche per le bianche, Tony aveva realizzato a mano delle custodie per coprire le lame. Si trattava di astucci rudimentali per proteggere il filo dell’accetta e l’aorta femorale di chi la portava rigorosamente in vita, in barba al regolamento di cui sopra. Abbandonate le lame, dunque, l’attenzione della nostra Guida Ambientale Escursionistica si diresse in quei lunghi, uggiosi giorni di attesa e sospensione verso nuovi lidi e nuovi video su YouTube. 

In particolare, conquistarono la sua attenzione quelli incentrati sulla lavorazione della pelle. I cassetti da poco svuotati tornano a riempirsi, questa volta, di scampoli di pelle per lo più di riciclo, e nuovi attrezzi questa volta più minuti e discreti ma anche loro con la profonda impronta del sapere antico.

 

Il primo portafogli

In meno di un anno di documentazione ossessiva e continue prove, il lavoro ha dato i frutti sperati e i primi porta-tabacco in vera pelle hanno visto la luce. Poi sono venuti i portafogli, i borselli da uomo e le borse da donna, persino qualche berretto. Le cuciture, rigorosamente a mano, prima incerte, sono diventate via via sempre più nette e precise e il risultato di tanto sforzo ripagato da un apprezzamento crescente. Amici, tanti, parenti, altrettanti, ma anche molti estimatori che hanno saputo apprezzare il lavoro conosciuto tramite il passaparola, e la produzione è diventata quotidiana.

Poi una pagina su Facebook

No, l’epilogo di questa storia non è miracoloso. Le foto degli oggetti rigorosamente fatti a mano non ha colpito l’attenzione di un prestigioso stilista a caccia di talenti nascosti da integrare alla propria collezione autunno/inverno. Chissà, potrebbe succedere in futuro. La mossa successiva, come spesso capita oggi, è stata la creazione delle pagine Facebook e Instagram che ospitano le foto dei lavori realizzati. 

Forte anche di una previa passione travolgente per la fotografia, gli scatti, belli, conquistano il pubblico e in breve la pagina raccoglie un numero considerevole di follower, gli ordini crescono e già sotto l’albero 2020, tanti hanno trovato in regalo un oggetto di vero artigianato hand made.

Dopo oltre un anno i lavori in pelle hanno rappresentato una piacevole parentesi di ottimismo. Non certo un cattivo affare, in un epoca caratterizzata dalla più grossa incertezza del secolo per un numero incalcolabile di persone in tutto il pianeta.

 

 

 

 

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