Monte Pelmo, alla scoperta del “Caregon del Padreterno”

Ultimo aggiornamento: 24.04.24

 

Monte imponente e maestoso, il Pelmo ha anche il pregio di avere una speciale forma che ricorda tanto una sedia, quella del Padreterno ovviamente

 

La scalata del Monte Pelmo rappresenta una vera sfida ma è anche fonte di grande soddisfazione. Questa vetta che si staglia sulle dolomiti del bellunese, ha anche il pregio della speciale forma che ricorda quello di una sedia con lo schienale. Il Pelmo, 3.168 m, e il Pelmetto, che svetta coi suoi 2.990 m, ha anche una forcella che contribuisce a rendere unico e suggestivo lo skyline di questo massiccio.

Ci vuole più di un semplice bastone da trekking per arrivare fino in cima. Ma è bene sapere che ci sono anche vie normali, percorsi più accessibili, per raggiungere la meta. Quindi con il giusto allenamento e la preparazione, è possibile scalare la montagna e vincere la sfida con se stessi. Il giro del Pelmo, inoltre, rappresenta una soluzione perfetta per godere del maestoso spettacolo naturale che si schiude intorno al Monte.

 

Il giro del Monte Pelmo

Tante le peculiarità di questo Monte così suggestivo da aver influenzato la fantasia dei locali, attribuendogli il nome di “Caregon del Padreterno”. La “sedia” è formata da una speciale conformazione rocciosa, frutto dell’erosione nelle diverse epoche geologiche che hanno dato origine a una maestosa forma ricca di suggestione.

Tra il Monte Pelmo vero e proprio e la parte meno alta a circa 3.000 metri, il Pelmetto, c’è una fenditura. Il canalone che si forma tra queste due formazioni rocciose è un canalone che termina con una forcella, il nome che le viene dato è appunto di Fessura.

Non basta solo questo, alle altitudini maestose cui si erge la montagna, un altro tratto distintivo rende questo Monte molto peculiare e in grado di attirare l’interesse degli appassionati. La forma del sedile si deve soprattutto alla presenza di un circo glaciale, una sorta di depressione delle pareti del Monte a forma di anfiteatro. La conformazione così speciale si può ammirare soprattutto da Sud Est, nella parte che si affaccia sulla Valle del Boite.

 

Raggiungere la cima del Pelmo per via normale

Si può iniziare la salita da punti diversi. Del resto, da qualunque parte si affronti la scalata, rappresenta una sfida interessante che non può essere improvvisata. Dalla via normale, cioè quella che rappresenta il minor grado di difficoltà, è possibile raggiungere la destinazione finale ma non senza qualche difficoltà. Il percorso inizia dal Passo Staulanza, proprio di fronte il rifugio facilmente raggiungibile in auto dalla strada asfaltata. Si superano quindi i pascoli fino al primo bivio verso il sentiero 472.

Il paesaggio boscoso e ricco di sorgenti d’acqua rende amena e gradevole questa prima parte dell’escursione. Man mano che si prosegue verso le vette brulle e innevate, si cede il passo al terreno ghiaioso e semovente, che richiede grande concentrazione e una buona preparazione atletica.

Durante la salita è possibile osservare le altre vette del gruppo, in particolare il Civetta. Si può raggiungere da un altro percorso il Monte Civetta per via normale e questo, insieme al Pelmo, rappresenta una tra le mete preferite dagli alpinisti in escursione su queste montagne. Alla fine del bosco si alternano pini mughi e prati e da qui sarà presto possibile godere del panorama che offre il Pelmo in tutta la sua maestosità.

Il cammino è ancora in grado di riservare sorprese lussureggianti, attraversando valli verdi e prati dedicati a pascolo che invitano alla calma e alla meditazione. La vista da qui è sensazionale e ogni monte delle Dolomiti visibile da questo scorcio si presenta nella propria grandiosità. A quota 1.946 si trova il rifugio Venezia, non a caso si trova in questo luogo, infatti tra poco inizierà la parte più impegnativa della camminata e si potrà fare una sosta per rifocillarsi prima di ripartire.

La scalata del monte prosegue dall’impegnativo sentiero Flaibani. Si può decidere di percorrerlo in salita, seguendo il percorso ad anello in senso antiorario, oppure in discesa. Di certo, quest’ultima scelta presenta maggiori difficoltà su un terreno già riservato a esperti alpinisti. Man mano che il sentiero si inerpica lungo il costone, si restringe la via calpestabile e aumentano i tratti in cui è necessario proseguire lungo le pareti attrezzate.

Se si desidera tornare indietro è possibile percorrere l’anello e continuare ancora fino a completare il giro. Chi invece intende raggiungere la vetta dovrà intraprendere il cammino dalla cengia di Grohmann. Il camminamento pressoché invisibile da basso, consente di attraversare il costone in apparenza verticale.

Gli omini di pietra segnalano gli imbocchi verso il sentiero da percorrere con sempre maggiore efficacia man mano che il sentiero prosegue verso la cima. Si tratta di un cammino che richiede particolare concentrazione e sangue freddo. Ci si trova spesso a camminare sugli strapiombi, con il piede non sempre stabile sulla ghiaia molto mobile.

Il percorso fino alla cima non è obbligato, questa vetta rappresenta una sfida per gli appassionati che spesso provano vie alternative per scalare la montagna. Un altro percorso è quello della cengia di Ball, tecnicamente ancora più impegnativa della Grohmann ma attrezzata di corde fisse che riducono la difficoltà effettiva del percorso.

Tornare a valle

La presenza dei rifugi lungo il percorso rappresenta l’inevitabile corollario dell’esperienza montana. Offrono il vantaggio di accogliere l’escursionista al termine della propria impresa, oppure consente alle famiglie di raggiungere i piedi del monte da dove godere della bella vista, se non proprio la mozzafiato che si gode dalla vetta. La cima del Pelmo si deve conquistare a fatica e non è per nulla scontata. I rifugi Venezia e Staulanza rappresentano un prezioso approdo per vivere la montagna.

 

 

 

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